Espatrio Vivere all'estero

Un esperimento pandemico

Poco più di un anno fa ho deciso di coinvolgermi in un esperimento.

Era meta’ marzo 2020, agli albori della pandemia mondiale, stavo per iniziare la mia prima quarantena in casa- conclusasi per fortuna bene- con mio marito e mio figlio e ho deciso in quel momento di mettere nero su bianco alcuni pensieri, chiuderli in un cassetto e ripescarli un anno dopo, con l’illusione che questo incubo, ancora non del tutto assaporato, potesse essere già finito.

E’ stato un gioco utile nel capire quante cose siano realmente cambiate, quante no e quante già in quel momento le avessi potute “prevedere”. Da quel marzo del 2020 sono successe tantissime cose: le continue chiusure e riaperture di asili e scuole (per cui Leonardo e’ rimasto moltissime settimane a casa), l’inaugurazione del famigerato e non sempre amato smart-working (di cui parlo e commento nell’articolo “Quando lo smart working non ti fa più smart”) l’inserimento di Leo alla scuola materna, la mia gravidanza, la nascita di Sofia, il nostro primo Natale a Monaco, le lunghe giornate grigie, la nostra seconda Pasqua pandemica in Germania. Insomma, un anno di novità costanti, adattamenti e riadattamenti, accellerate e improvvise frenate, impeti di speranza, ma anche profonde delusioni.

Me ne ero quasi dimenticata, di quella lista scritta un po’ di getto e nascosta nella cartellina dello studio di casa, finche’ due giorni fa, nel dover cercare del nastro adesivo per un pacchetto, mi è riscivolata tra le mani e ho deciso di farne oggetto di questo mio articolo, coincidenza più puntuale non poteva tra l’altro accadere.

Cosí iniziavo un anno fa:

“In Germania vige una tensione latente e vari indizi mi inducono a pensare che siamo agli albori di una nuova era. Le informazioni degli ultimi giorni mi hanno attraversata come un fiume in piena e, nonostante non possa essere cosciente al cento per cento della situazione, mi sforzo di essere vicina, almeno con il pensiero, ai miei amici e familiari.”

Data la mancanza (o esubero) di testimonianze sul tema ho deciso di iniziare un piccolo diario expat della pandemia, il mio racconto personale dell’evoluzione di questo fenomeno a Monaco e di tutti gli eventi che coinvolgeranno la mia famiglia da vicino. Ciò che momentaneamente posso affermare è che, al di là della tragedia, questo momento storico sta già facendomi riflettere su molti temi che mi e vi coinvolgono da vicino tutti i giorni, a prescindere dalla natura della situazione in cui ci troviamo:

  • Siamo tutti portatori di responsabilità (e che responsabilità!).
    Dallo spazzino al CEO di una multinazionale. Sí, e non smettiamo mai di dare esempio, sia fuori che – soprattutto in queste ore – dentro le mura di casa, nei confronti delle persone cui vogliamo più bene. Quindi rendiamoci conto che ogni scelta che assumiamo può sempre avere delle ripercussioni (anche negative!) sugli altri e in futuro anche su di noi stessi.
    Questo senso sociale, e se vogliamo civico a grande scala, è qualcosa che “educa e si educa” attraverso gesti anche piccoli, ma mai scontati.
  • La salute fa girare il mondo (forse più dei soldi?) ed e’ un bene comune che andrebbe difeso e tutelato (in questi giorni più che mai!). Ci accorgiamo di quanto importante sia essere sani solo dopo aver affrontato una malattia, un’operazione, o quando iniziamo ad invecchiare o viviamo da vicino una disgrazia. Venire al mondo sani e’ una fortuna che ci e’ stata regalata dal caso e senza la quale non potremmo accedere alle miriadi di possibilità che la vita ci offre. Preservarla dovrebbe essere compito di tutti noi, a prescindere dal nostro peso nella società.
  • Bisogna imparare ad accettare, o almeno convivere, con tutto ciò che nella vita ci arriva, trovandone un senso ed un’occasione di riorganizzazione positiva della nostra esistenza.
    Su questo punto faccio un “mea culpa”: molte non sono riuscita né ancora riesco ad accettare questo nuovo ordine degli eventi. Metto sul tavolo tutta la buona volontà di questo mondo, ma non è sempre un così facile. Eppure in casa ho due ottimi esempi: i miei bambini. Con un bambino, soprattutto da quando è piccolo se non neonato, non si possono fare piani a lungo termine, tutto va sempre riorganizzato in base a ciò che lui è e si sente di essere in quel momento. Sei lí pronto a fare qualcosa che bam! Arrivano loro, tutto si sgretola in mille pezzi e devi ricominciare da capo, spesso secondo una modalità completamente diversa.
    C’e’ un antico detto, in Grecia, che cade a pennello con questo argomento: nella vita è inutile fare tanti piani, perchè gli dei, osservandoci dall’alto, ci deridono continuamente. Sono solo “loro” o se vogliamo intenderlo in maniera più “moderna” il caso e tutto quello che ci aggiungiamo involontariamente ogni giorno, a far accadere le cose.
  • Non c’e’ male (a parte la morte, nell’ottica della società moderna) che non venga per nuocere. E dopo la tempesta c’e’ sempre un arcobaleno. Solo se sappiamo leggere tra le righe di una crisi e capire cosa quella difficoltà ci sta richiedendo potremo continuare a dare un senso a ciò che viviamo e a non perdere la speranza. In queste settimane parlarne, di speranza, è diventato quasi un tabù; la coscienza che per ogni evento naturale esista un inizio ma anche una fine deve però continuare a essere ripetuta dentro di noi, ogni giorno, indipendentemente dai carichi che pesano sulle nostre teste.
  • Il silenzio è quasi sempre prezioso. Oggigiorno essere in grado di crearsi silenzio intorno a noi é una vera e propria arte. A cominciare dall’informazione, dove personalità di svariato profilo si sentono legittimati nell’esprimere il proprio parere su argomenti che non li riguarderebbero. Queste persone usano il rumore, o meglio lo stordimento visivo e sonoro, per guadagnare nei confronti dei loro spettatori punti di gradimento. Condividono tutto quello che pensano ma non sanno né capiscono, o ancora peggio: condividono quello che credono di sapere ma che in realtà non sanno fino in fondo. Ingannando altri loro “coetanei”: una ruota mortale senza interruzioni. La condivisione di se stessi, se fatta, deve essere sana. L’esubero di informazione può essere un bene, ma anche un male. Può donarci libertà, ma può anche intrappolare le nostre esistenze in rabbia e paura infondate. Ogni volta che leggiamo qualcosa dovremmo domandarci: come migliora quest’informazione la mia esistenza? Può un dato, un articolo, o semplicemente un dato aiutarmi a salvaguardare la mia vita o complicarla, se non appesantirla?”

Il mio cervello sta macinando troppo intorno a questi pensieri, forse è venuta l’ora di richiudere questo foglio e rimetterlo nel cassetto. Non c’é migliore aiuto del tempo, per rendere buoni i pensieri, non trovate? Alla fine i pensieri sono come il vino; solo dopo essere stati fatti invecchiare trovano un senso importante.

Aspettando un altro anno per rileggere queste mie parole vi saluto con affetto da Monaco,
Alessandra

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Author

Alessandra Monaco di Baviera

Italiana di nascita, cittadina europea, Alessandra vive dal 2012 nella bella citta’ di Monaco di Baviera in Germania. Qui lavora da otto anni come architetto e trascorre le sue giornate dividendosi tra ufficio e cantieri. Circa tre anni fa dice si ad un nuovo progetto, quello della sua famiglia, e diventa mamma di un piccolo terremoto che colora le sue giornate di miriadi di pasticci e risate argentine. Nel 2019, rispondendo a una personale necessita’ di mettere le proprie esperienze di emigrata nero su bianco, comincia a pubblicare i propri articoli sul web, inaugurando una nuova, lunga fase di racconti sulla propria quotidianita’. Per conoscerla ancora piu’ da vicino la trovate su theitalianpot.com.

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